Massacri di Stato in Algeria: un ufficiale racconta linganno
Massacri di Stato in Algeria
un ufficiale racconta linganno
Libroscandalo di un parà che ha partecipato alle stragi travestito da estremista islamico
Franco Fabiani, La Repubblica, 9 feb. 2001
PARIGI Molti dei massacri di civili che hanno insanguinato e insanguinano tuttora lAlgeria, attribuiti sistematicamente agli integralisti islamici, sono, al contrario, opera di fazioni dellEsercito regolare che obbedendo agli ordini di questo o quel capo, in nome della guerra condotta contro i ribelli, assassinano, torturano, deportano in massa intere popolazoioni di campagne e villaggi.
A confermare le numerose testimonianze dei superstiti di queste persecuzioni che in passato hanno denunciato limplicazione delle forze armate nei massasri attribuiti agli integristi, arriva un librobomba: la drammatica testimonianza di un giovane ufficiale dei paracadutisti, Habib Souaidia, che dalla Francia dove si è rifugiato, porta prove dirette e precise.
Questo ex ufficiale delle forze speciali, impegnato tra il 92 e il 95 nella lotta antiterrorista, descrive nella « La sporca guerra », i metodi impiegati dallesercito in quella che si rivela essere una vera e propria strategia del terrore: rastrellamenti, deportazioni, esecuzioni sommarie di semplici civili presunti estremisti islamici, massacri di interi villaggi, attribuiti in seguito ai gruppi armati ribelli. «Ho visto dei colleghi bruciare vivo un ragazzo di 15 anni. Ho visto dei soldati travestirsi da terroristi e massacrare dei civili.Ho visto dei colonnelli assassinare a sangue freddo dei semplici sospetti. Ho visto degli ufficiali torturare a morte deigli islamici. Ho visto troppe cose».
Il giovane ufficiale racconta come nella primavera del 94, a Lakhdaria, un territorio islamico a meno di cento chilometri da Algeri, accompagna un commando di ufficiali dei servizi antiterroristi, travestiti da « barbuti », venuti a rapire in tutta illegalità una dozzina di persone sospettate di simpatie islamiste. Tutti saranno assassinati. «Gente che viene arrestata, torturata, che viene uccisa e i loro cadaveri bruciati. Un ciclo infernale: dal quando sono arrivato ho visto almeno un centinaio di persone liquidate».
Di episodi come questo il libro di questo testimone dallinterno di questq macabra storia, ne fornisce fino alla nausea. E la sua credibilià è difficilmente discutibile. Impossibile sopettarlo di simpatie verso gli islamici. È senza lombra di un rammarico che racconta di aver partecipato ai combatimenti contro i « barbuti » e «di averne uccisi più duno».
Il libro su questa « Sporca guerra » viene ad arricchire in maniera incontestabile il dossier che a fatica le organizzazioni di difesa dei diritti delluomo si sforzano di mettere in piedi per denunciare limpunità di queste pratiche criminali. Il giudice italiano Ferdinando Imposimato, nella prefazione che ha scritto per questo librodenuncia, afferma che la testimonianza di Habib Souaidia apporta «un insieme prezioso di notificazioni di crimine, con indicazioni precise di nomi, di luoghi e di date che possono servire di base ad azioni penali delle vittime e delle loro famiglie, ivi compreso dinanzi ai tribunali dei paesi europei».
Su Le Monde di ieri, un gruppo dintellettuali europei e maghrebini, tra i quali, il sociologo Pierre Bourdieu e lo storico VidalNaquet, tracciano un quadro drammatico della situazione algerina, sottolieando che testimonianze come quella odierna, permettono di stabilire la grave implicazione delle forze di sicurezza nelle vioazioni di ogni diritto civile ed umano che caratterizzano quella situazione. Ai governi europei e a quello francese in particolare che «ha troppo a lungo sostenuto la politica algerina, che sotto la copertura della lotta antiterrorista non è altro che lo sradicamento sia politico che fisico, di ogni opposizione», essi chiedono dagire in maniera «imperativa», per arrestre il bagno di sangue.